La Città Ideale nell’Arte

 Mito rinascimentale, la città ideale incarna un sogno di ordine e pulizia, è la visualizzazione del dominio umano sul mondo operante attraverso la realizzazione dello spazio.

L’esigenza  utopica può assumere la forma della Città ideale, che sviluppa nel primo rinascimento in relazione della messa a punto della prospettiva centrale .Il nuovo disegno urbanistico cancella gli intricati borghi medievali e  si rispecchia nella forma politica del principato, che del resto si era sovrapposto alle istituzioni comunali: Alberti nel De re aedificatoria proponeva una struttura ortogonale della città , imperniata su larghi viali rettilinei sfociati in piazze dalla forma regolare, con i fori antichi.

Ma la città ideale è anche e soprattutto la forma sognata dagli architetti man mano che si emancipano dalla committenza. Una fase stupefacente, figlia della rivoluzione illuministica, è rappresentata alla fine del Settecento francese, rimasta allo stadio di straordinari disegni progettuali con le sublimi creazioni di Ledoux e Boullée.

Di questo passo giunge hai sogni di S’Elia , di una città senza prospetti, fluida: contributo importantissimo dell’immaginario novecentesco dell’immaginario novecentesco di una metropoli avveniristica , che tanto spesso sarà connotata in senso disumano e alienante. Da qui si può proporre una diversa accezione della definizione di “Città ideale “: la città che è nella mente, ideale ed intima. Dalle metafisiche “città del silenzio” di De Chirico si giunge fino alle allucinazioni romanedi Scipione e agli scherzi milanesi di Buzzati , con il Duomo trasformato in roccia fossile o in grande cane.

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