
Fittamente percorso da screpolature che lo rendono simile al ghiaccio, questo tipo di vetro viene inventato a Venezia , ma la tecnica è utilizzata anche in altre vetrerie europee.
La produzione muranese di vetri soffiati è caratterizzata da oggetti interamente lavorati in fornaci, privi di decorazioni dipinte, nei quali viene valorizzata il più possibile la materia trasparente e leggera che li compone. Il vetro ghiaccio è così chiamato per la sua somiglianza con il ghiaccio screpolato.
Questo effetto è ottenuto immergendo il pezzo semilavorato e ripassandolo poi in fornace: gli sbalzi di temperatura provocano le screpolature. L’effetto ghiacciato è dato anche dai toni biancastri del vetro, che in questo modo si opacizza leggermente. Le forme adatte a questo materiale sono quelle più semplici, ciotole, alzatine lisce e secchielli, che a vplte presentano essenziali decorazioni in vetro acquamarina.
La tecnica veneziana del vetro a ghiaccio viene ripresa dagli artigiani spagnoli e francesi nel Seicento e nel 1850 nella vetreria inglese di Apsley Pellat, che però utilizza un sistema differente: l’oggetto ancora plastico viene fatto ruotare su una superficie refrattaria, ricoperta di frammenti di vetro in colore, e colorato; così le particelle si fondono nella massa vetrosa. Gli oggetti realizzati con questo sistema sono stati chiamati”vetri anglo-veneziani”
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