“Antichissima è l’arte di fare dei ritratti di grandi uomini come idoli in terra…..”Così Lomazzo spiega la funzione del ritratto ove gioielli e insegne reali sono irrinunciabili attributi.
La figura di una persona, nel trasformarsi in ritratto, da vita a una sorta di inquietante inganno, a una sorta di immagine parlante. Se inizialmente nel ritratto la realtà sembra essere protagonista imprescindibile, poichè sia l’artista che il committente ricercano la somiglianza con il soggetto, già nel Cinquecento essa sembra cedere il passo. Venne elaborato il ritratto aulico, aristocratico, dal quale traspaiono esigenze propagandistiche. L’immagine si fa monumentale, l’espressione rigida e cristallizzata, nell’assenza totale della mimica facciale gestuale dell’uomo vero; questi identificandosi con il suo ruolo, evoca i principi astratti che rappresenta, dando così vita ad una vera e propria icona.
Il ritratto di stato non rivela il segreto dell’individuo, ma la suggestione della sua carica ufficiale, per tanto deve promanare forza ed energia laddove i lineamenti del suo volto, lievemente idealizzati, devono suggerire l’idea di un essere superiore. Come in una parata ufficiale, in un’occasione speciale e cerimoniale, ogni dettaglio è privo di casualità per alludere invece all’alto prestigio sociale del personaggio. In bilico tra fra realtà fisica e principi metafisici, nei ritratti regali dal Rinascimento all’0ttocento i gioielli non mancano mai, e se i regalia sono portatori di specifici significati di potere e tradizione legati alla corona, gli ornamenti personali agiscono come riferimenti materiali alla condizione superiore del personaggio.
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