La puntasecca è un robusto ago appuntito, crea linee irregolari e morbide; viene spesso utilizzata in associazione con altre tecniche
La puntasecca è uno strumento di acciaio, a forma di grosso ago a sezione circolare, con il quale, al pari del bulino, si può incidere direttamente la lastra di rame. La puntasecca viene utilizzata tenendola in mano come una matita la cui punta, a differenza del bulino, non taglia il metallo ma lo graffia, producendo solchi che possono essere più o meno profondi, ma non particolarmente larghi. Ai lati dei solchi la puntasecca solleva leggere scorie a forma di riccio che, se non rimosse, restato attaccate alla lastra.
Il tratto della puntasecca, è sottile , tremolante, di un colore nero intenso, e data la maggiore facilità di utilizzo, più agile e libero, rispetto a quello del bulino. Le piccole scorie che la puntasecca solleva sono rapidamente schiacciate dalla pressione della pressa, di conseguenza le “barbe “- caratteristiche sbavature d’inchiostro dall’effetto pittorico e sfumato- sono visibili solo su poche tirature.
La puntasecca viene spesso usata in associazione all’acquaforte, al bulino e a partire dal XVIII secolo all’acquatinta. Nel Cinquecento raramente viene usata in maniera esclusiva, a causa dell’irregolarità del segno. Nonostante ciò alla fine del Quattrocento, il Maestro del Gabinetto di Amsterdam la utilizza da sola per una serie di incisioni e, in seguito, anche Dürer fa gli esperimenti in tal senso. Splendide sono le incisioni realizzate esclusivamente a puntasecca da Rembrandt, che ne sfrutta appieno tutte le possibilità espressive.