I Volti della Luna nei dipinti antichi

Gustave Doré Astolfo e San Giovanni volano sulla Luna alla ricerca del senno perduto di Orlando ,tavola dall’Orlando Furioso, Parigi 1879

 

Non basterebbero infinite pagine per rendere la costante, magnetica fascinazione che l’etereo volto sospeso nel cielo ha esercitato sull’umanità.

Il volto della Luna non è soltanto un frutto dell’ antropomorfismo  pagano, poiché essa somiglia a un viso anche ai nostri occhi, disincantati: per il suo  noto effetto dei giochi d’ombra nella distribuzione di rilievi e cavità, il disco perlaceo ci appare per lo più come un volto di donna , dall’espressione dolce e triste.

Un’altra interpretazione tradizionale vi vede una sorta di cammeo con i volti accostati di due amanti: un particolare ricorrente nei cieli blu o violacei di Marc Chagall, in una nuova, personalissima e complessa simbologia, dove le due teste possono essere anche una madre con un figlio. La luna è del resto una presenza prediletta nei dipinti del grande artista russo, che rende instabile e magica la sua sospensione: “Presto la luna, la mezzaluna apparirà. A tratti la candela  sale verso la luna, a tratti la lune scende verso le nostre braccia “.

Innumerevoli sono le poesie all’apparente compassione della luna, ma, come sempre nel caso di proiezioni, è vero anche il contrario : la sua espressione può anche sembrare di indifferenza crudele alle vicende umane. La disillusione prende corpo dal piccolo Idillio alla luna al Canto notturno di un pastore errante di Giacomo Leopardi. Singolare e sdrammatizzante strascico della tipologia a volto, il faccione stupito del film di Méliès  che si prende un missile nell’occhio, in un riecheggiamento burlesco della letteratura fantascientifica e profetica ottocentesca.

 

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