Site icon Alfredo Verdi Demma

Il nudo nell’Arte

In ogni tempo, chiunque abbia dovuto accingersi a trattare un tema come il nudo non può non essere stato influenzato dalla visione dalle aspettative che la propria epoca ha proiettato sul corpo umano.

La rappresentazione del corpo privo di vesti riflette lo spirito di una cultura, le sue inclinazioni estetiche e soprattutto la morale del tempo. Visto attraverso gli occhi apparentemente emancipati del XXI secolo, in cui la nudità invade i media e le arti delle performance come la danza, il taetro e gli happening, il corpo nudo ha perso buona parte del suo carattere di “rarità” e sembra essersi liberato di quel senso di “Proibito” che lo ha contraddistinto dal Medioevo all’età moderna. Oggi il nudo appare filtrato innumerevoli simboli visivi che un tempo erano preclusi. Parallelamente, è diminuita la percezione della nudità di un corpo: mentre in passato persino mostrare le braccia era oggetto quantomeno di attenzione, l’accezione oggi ricorrente di nudità si è focalizzata sui punti sensibili del corpo umano, in particolare quelli legati alla sessualità.

Come genere il nudo accomuna tutti i tempi e tutte le culture, dalla preistoria ai giorni nostri e dall’India a l’Oceania, dall’Africa a l’Europa ma solo quella Occidentale si codificato come un “genere” autonomo, sospeso tra realismo e idealizzazione. Come “soggetto” artistico sembra tuttavia essersi affermato solo nel XVIII secolo in ambiente accademico.In ambito sacro il nudo è entrato nei luoghi chiave della cristianità, facendosi infine accattare , sebbene non senza aver dovuto affrontare aspre battaglie.

Imprescindibile punto di partenza per la trattazione del tema, fonte copiosa di stimoli, suggestioni e paragoni è tutt’oggi a oltre mezzo secolo dalla sua scomparsa, il saggio di Kenneth Clark The nude: a study of ideal art (1956).Il sottotitolo chiarisce con precisione con precisione il punto di vista dell’autore, il quale distingue acutamente il nudo dalla nudità e sottolinea il fatto che il nudo non è un corpo svestito, ma un corpo “vestito di arte”. Per Clark il nudo come forma simbolica può comunicare i significati più diversi : vittoria, erotismo, estasi, pathos, disperazione, morte. Un corpo disteso può suggerire ,a seconda delle culture o dei contesti di riferimento , sensualità o assenza di vita. In età medievale si fa palese la dicotomia tra trionfo e peccato. Ma il nudo a volte non intende comunicare alcun significato specifico ed è solamente gradevole a vedersi, “rappresentando una forma intermedia tra concezione ideale ed esigenze funzionali”.

Nella prima sezione del Dizionario “Il nudo e il tempo “l’approccio cronologico risulta funzionale all’analisi dell’evoluzione della forma e dei criteri di rappresentazione, sviluppatisi in maniera sinusoidale dalla glorificazione alla mortificazione, fino alla riproduzione meccanica della “distruzione”.

“Il nudo negato” evidenzia gli assalti che il genere ha dovuto fronteggiare da parte della censura, della morale, della cultura artistica e della critica : si resta notevolmente colpiti da opere un tempo ritenute “scandalose” oggi non abbiano più nulla di scioccante. Strettamente collegato alla rappresentazione di un corpo umano, allo sviluppo di un canone proporzionale e allo studio dell’anatomia, dall’infanzia alla vecchiaia, sebbene ogni epoca abbia prescelto come “forma ideale” una particolare fase dell’esistenza umana; persino la morte è di rado “senza veli” in un singolare cortocircuito tra inizio e fine.

Come il nudo occupa lo spazio è il soggetto della quarta sezione: l’ artista non si serve solo di meri motivi compositivi, ma spesso racchiude in una posa significati simbolici.

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