San Giuseppe scuola romana del XVII secolo

San Giuseppe scuola romana del XVII secolo

San Giuseppe scuola romana

San Giuseppe scuola romana del XVII secolo, Dipinto ad olio su tela raffigurante San Giuseppe che tiene in braccio Gesù. Scuola romana del XVII secolo. Collezione Privata

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Termine lavoro 2020

San Giuseppe (in ebraico: יוֹסֵף‎?Yosef; in greco antico: Ιωσηφ, Iōsēph; in latinoIosephI secolo a.C. – NazarethI secolo d.C.), secondo il Nuovo Testamento, è lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù. È definito come uomo giusto.

Venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, fu dichiarato patrono della Chiesa cattolica dal beato Pio IX l’8 dicembre 1870. San Giuseppe, Maria e Gesù bambino sono anche collettivamente riconosciuti come la Sacra Famiglia.

Vangeli e la dottrina cristiana affermano che il vero padre di Gesù è Dio: Maria lo concepì miracolosamente per intervento dello Spirito Santo (Vangeli secondo Matteo, Luca, Giovanni), senza aver avuto unione di carne con il suo promesso sposo Giuseppe, che, inizialmente intenzionato a ripudiarla in segreto, fu messo al corrente di quanto era accaduto da un angelo apparsogli in sogno e accettò di sposarla e di riconoscere legalmente Gesù come proprio figlio. Perciò la tradizione lo chiama “padre putativo” di Gesù (dal latinoputo, “credo”), cioè colui “che era creduto” suo padre (sulla scorta di Luca 3,23[1]).

In Matteo 13,55[2] la professione di Giuseppe viene nominata quando si dice che Gesù era figlio di un téktōn. Il termine greco téktōn è stato interpretato in vari modi. Si tratta di un titolo generico, che non si limitava a indicare i semplici lavori di un falegname, ma veniva usato per operatori impegnati in attività economiche legate all’edilizia, in cui si esercitava piuttosto un mestiere con materiale pesante, che manteneva la durezza anche durante la lavorazione, per esempio legno o pietra. Accanto alla traduzione – accettata dalla maggior parte dagli studiosi – di téktōn come carpentiere, alcuni hanno voluto accostare quella di scalpellino. Qualche studioso ha ipotizzato che non avesse una semplice bottega artigiana, ma un’attività imprenditoriale legata alle costruzioni, dunque in senso stretto non doveva appartenere a una famiglia povera.

Secondo alcuni vangeli apocrifi, Maria sarebbe stata figlia di Anna e del ricco Gioacchino; questa interpretazione sulla professione imprenditoriale di Giuseppe meglio si concilia con la condizione economica benestante della sua promessa sposa (rispetto ad avere due genitori di Gesù entrambi discendenti di re Davide, ma con Giuseppe di modeste origini).

Tra gli ebrei dell’epoca, i bambini a cinque anni incominciavano l’istruzione religiosa e l’apprendimento del mestiere del padre; quindi è ipotizzabile che Gesù a propria volta praticò in gioventù il mestiere di falegname[4]. Il primo evangelista a usare questo titolo per Gesù è stato Marco, che definisce Gesù un téktōn in occasione di una visita a Nazaret, osservando che i concittadini ironicamente si chiedono: “Non è costui il téktōn, il figlio di Maria?”. Matteo riprende il racconto di Marco, ma con una variante: “Non è egli (Gesù) il figlio del téktōn?”. Com’è evidente, qui è Giuseppe a essere iscritto a questa professione.

Nei tempi antichi, i Padri latini della Chiesa hanno però tradotto il termine greco di téktōn con falegname, dimenticando forse che nella Israele di allora il legno non serviva soltanto per approntare aratri e mobili vari, ma veniva usato come materiale per costruire case e qualsiasi edificio. Infatti, oltre ai serramenti in legno, i tetti a terrazza delle case israelite erano allestiti con travi connesse tra loro con rami, argillafango e terra pressata, tant’è vero che il Salmo 129 descrive come sui tetti crescesse l’erba.

Secondo i Vangeli, Giuseppe esercitò la sua professione a Nazaret, dove viveva con la famiglia. Potrebbe avere lavorato per qualche tempo anche a Cafarnao; a sostegno di questa ipotesi viene citato un passo del Vangelo secondo Giovanni, in cui Gesù predica nella sinagoga di Cafarnao e i suoi oppositori dicono di lui che è il figlio di Giuseppe (Gv6,41-59), cosa che dimostrerebbe che essi conoscevano Giuseppe. Alcuni studiosi ipotizzano che potrebbe avere lavorato per un certo periodo, probabilmente insieme con Gesù, anche a Zippori, importante città situata a pochi chilometri da Nazaret.

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