
In età imperiale nasce un linguaggio originale nel quale le gemme con i loro colori spiccano sull’oro, relegato alla funzione di supporto prezioso per monili di disegno semplice e lineare.
Nell’epoca classica e nel corso del primo ellenismo, Roma aveva fatto parte dell’ampia koiné artistica che si estendeva dall’Etruria alla Campania, ma con la decadenza dell’Italia peninsulare e la conquista dei regni ellenistici ,l’urbe acquisisce una propria originalità artistica. Per via dei saccheggi, opere d’arte e nuovi materiali preziosi erano nella città che, impreparata a tanta ricchezza, si era serrata dietro la tradizione catoniana di disprezzo per il lusso scoraggiando l’uso dei gioielli con leggi suntuarie assai restrittive.
In epoca imperiale, il lusso divenne incontenibile e mentre il fasto domestico dei cittadini più abbienti proponeva follie come soffitti, pareti e statue coperte di foglia d’oro, la gioielleria divenne oggetto della cupidigia maschile e femminile.
I documenti figuratevi figurativi in età imperiale, per lo stile compendiario caratteristico della pittura romana, non recano che rade tracce poco leggibili di gioielli , e anche nella ritrattistica scultorea emerge una scarsa attenzione ai dettagli ornamentali.
Sommarie descrizioni in particolari decorativi si registrano nei mosaici, tardoromani, ma una consistente e fedele documentazione pittorica dello stile e del gusto romano sono i ritratti romano-egizi dipinti nel II secolo d.C., trovati in Egitto nella necropoli di El Fayyum . Segnali immediati di distinzione sociale, i monili appaiono qui rappresentati in gran numero e mostrano uno stile semplice e geometrico, nel quale l’ro supporta una discrezione di pietre preziose.
La presenza di amuleti ristabilisce per via magica il valore del gioiello come trait d’union fra vita terrena e aldilà.