Il disgusto per gli orrori della guerra, indice di una rinnovata sensibilità di artisti e committenti, promuove nuovi generi e un diverso tipo di iconografia di carattere allegorico-morale.
La coscienza della follia della guerra, in contrasto con la credenza secolare che ne riconosceva lo status di normale strumento di un agire politico, si fa largo con maggiore insistenza solo nell’età moderna. Tra Rinascimento ed età Barocca, mentre l’Europa è flagellata dalle guerre e dalle pandemie, si afferma il nuovo genere della pittura con scene di battaglia, praticata da specialisti e delineata nelle molteplici varianti nella lotta tra cristiani e mussulmano inspirata a combattimenti realmente avvenuti. In questo difficile e poco congeniale contesto si impone tuttavia un’iconografia affatto inusuale che della guerra intende denunciare gli aspetti più disumani, come la morte degli innocenti, la distruzione di risorse, la miseria, le malattie e le carestie che flagellano lea popolazione inerme arrestano lo sviluppo economico della nazione in conflitto.
La condanna dell’insensatezza e degli orrori della guerra risulta talvolta più efficace nella trasposizione allegorica, quando l’aspetto contingente e cronistico è proiettato su scala cosmica e universale, in tali casi il compito di rappresentare la brutalità di ogni evento bellico è affidato dagli artisti e figure simboliche e personificazioni provenienti tanto, dalla tradizione mitologico-letteraria, quanto dalla coltura popolare.